Quando Matteo mi chiese se volessi prender parte al progetto era fine dicembre e stavamo salendo sulla Costalta, la montagna che separa l’altopiano di Pinè e la Val dei Mocheni. Stavamo camminando nella neve e di punto in bianco, poco prima della vetta, propose a me e a Pietro di entrare in quest’avventura. Tempo di arrivare in cima e guardarci intorno, e abbiamo accettato.
Ora, ci sono diversi motivi per i quali ho detto di sì: in primis mi piaceva l’idea di lavorare con Matteo e Pietro ad un progetto che si occupava di montagna, avrei conosciuto Nina solo un paio di mesi dopo. Quando c’è sintonia e si condividono gli stessi ideali lo si avverte subito. Il primo segno che eravamo tutti sulla stessa lunghezza d’onda è stato proprio il fatto che fossimo insieme in montagna quel giorno. Dopodiché ho trovato fin da subito le idee ed i valori su cui si fonda Rise molto validi e mi faceva brillare gli occhi l’idea di fare un trekking tutti insieme d’estate, con come fine quello di condividere il cammino e i valori con altri ragazzi. Perché alla fine di questo si tratta Rise, di avere voglia di camminare, in senso fisico e in senso figurato.
Da quel giorno in poi è stato tutto un crescendo. Oggi quando parlo di Rise alle persone non parlo più di un trekking, di una bella proposta per ragazzi trentini. Oggi descrivo Rise come la voglia di mettersi in gioco, di crescere, di sorgere, appunto. Troppo entusiasta? Sì, probabilmente. Tuttavia, se riusciamo a trasmettere anche solo metà di questo entusiasmo a chi legge quest’articolo, a chi decide di sostenerci, alla comunità in cui il progetto di inserisce, allora Rise diventa reale e sarà un tassello sempre più grande di un progetto più ampio di valorizzazione dei nostri territori e di crescita dei cittadini.
Sono nato a Trento e vivo in una frazione di Pergine: Susà, per gli intenditori che la conoscono. Le montagne sono sempre state parte della mia giornata, le vedo quando mi sveglio la mattina, ci scappo a godermi i tramonti a metà pomeriggio e prego che non ci siano quando prendo l’autobus per scendere in città, però, nel bene e nel male, le ho sempre date per scontate. Nel 2017 sono andato a studiare in Honduras, centro America. Ho vissuto in una città che dava sul golfo dei Caraibi, dove per tutto l’anno fa caldo e il sole tramonta puntuale e bellissimo sull’oceano tutti i giorni. In quel posto, per la prima volta nella mia vita, mi sono mancate le mie montagne, in particolare la Marzola, che da sempre sta dietro casa mia.
Ovviamente oggi quello che mi manca è l’oceano. Da quando sono tornato vedo il posto in cui vivo in un modo diverso, e ho riscoperto la gioia di poter uscire di casa e valorizzare le cose che prima davo per scontate, anche i venti minuti mattutini di corriera tra gallerie e curve strette per andare da Pergine a Trento. Perché durante quel breve viaggio, ancora bello impastato di sonno, poter vedere incredibili scorci ad ogni curva, è un grandissimo regalo.
Ora se pensate a quel sentimento lì; il potersi guardare intorno e stupirsi tutte le volte del paesaggio che vedi e ci aggiungete dei compagni di viaggio con cui condividerlo, un sentiero da camminare insieme, e dei temi pazzeschi da affrontare la sera in rifugio con del tè caldo, beh, avete già trovato tanti buoni motivi per supportare Rise e partecipare al progetto. 😉
A parte l’autopromozione doverosa, di me e di come la penso vi ho parlato anche troppo, adesso non vedo l’ora di conoscere altre persone che han voglia di mettersi in gioco e di dire la loro, in uno scenario che per quanto faccia parte delle nostre giornate, è ancora del tutto inedito: la montagna.
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