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Tre cime - Edin Kovacevic

Spesso il sole deve ancora sorgere, che con occhi vispi e la nostalgia per i sogni passati, ti avvii verso la montagna. Tante persone in macchina ne approfittano per rubare un altro po’ di sonno, io no, estasiato guardo fuori dal finestrino e accompagnato dalla musica, vedo il paesaggio mutare in un affascinante metamorfosi. I palazzi della città rimangono a Valle, mentre il motore ci trascina sulla strada provinciale, salutando ad ogni metro il verde tutt’attorno.

Quando si arriva a parcheggiare, arriva il primo orgasmo olfattivo, poter far entrare dentro nei polmoni la limpida e fresca aria che, in maniera involontaria, riconosci quando ti trovi ad almeno mille metri. Ti saturi di quella bellezza, lontano dagli smog cittadini, dalla calura estiva e dallo stress dei topi d’ufficio che contano sulle dita i giorni che li separano dalle tanto agognate ferie estive ma, ormai tutto ciò, viene leggermente lasciato cadere mettendosi in moto e muovendo i primi passi.

La fatica di avviarsi verso la cima, con la fronte che gronda, lo zaino che si attacca facendo un pasticcio per tutta la schiena e il cane felice che ansima. Queste sensazioni che potrebbero spaventare sono la giusta tassa da pagare, per il bello che verrà, per quella sensazione che partendo dall’alluce si aggrappa alle gambe, striscia fino alle spalle e infine si intrufola in bocca, lasciando un dolce gusto di appagamento.

E poi ti ritrovi lì, sulla cima, tronfio e voluttuoso perché Tu sei in alto, sfiorato dal vento e baciato dal sole, lontano da tutto, ma stranamente facente parte di un Tutto. Guardando in basso il mondo non è più grande di una formica, i cruciverba dei nostri problemi evaporano e l’unica cosa che rimane è un sorriso bleso, stupido e sereno. Hai vinto la montagna e la montagna ha vinto te, le hai chiesto di sposarti e dopo tutta la fatica fatta ti stringe a sé, alle rocce immortali e a quel pensiero felice che lei rimarrà a vegliare su di te, anche quando te ne sarai tornato tra i grigi cementi e le calde pareti di Casa.

Perché dalla Montagna puoi scendere e addirittura non risalirci più, ma l’immagine di quella sorella antica rimarrà sempre nei tuoi pensieri, magari timida e nascosta oppure fiera protagonista, ma lei ci sarà, sempre, con le sue rocce immortali, infinite.


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